Quando l'acquerello incontra la performance e la fotografia l'arte sboccia in tutta la sua dirompenza e vitalità: così Calipso, la 'nascosta', è ricondotta a nuova vita - con il mistero che la accompagna - nel disegno a matita acquerellabile e nella performance di Laura Lorenzini Nadine, suggellata dagli emozionanti scatti fotografici di Sara S. Melody. Dea legata all'indugio dell'eroe Odisseo dopo il naufragio, porto sicuro ancorché temporaneo, per l'uomo eroico affranto dai marosi della vita, Calipso lo conduce attraverso i meandri esistenziali di Ogigia, che sempre di più assurge a luogo dell'anima, a una dimensione tanto orgogliosa e fiera quanto impenetrabile e misteriosa. E tutto profuma di ineluttabile, come inesorabile è l'incedere continuo del tempo. Con l'eroe che - dopo tanto dolceamaro indugio - riprende la propria rotta, guidato da quegli astri che la divina gli ha suggerito, con dedizione commista a un incommensurabile dolore di separazione, di addio.
Ninfa, Nereide od Oceanina? Calipso di certo ebbe una colpa, così come spesso accade a figure anche divine dell'Antica Grecia: aiutò suo padre Atlante contro Zeus nella Titanomachia. Per questo lei, donna bellissima e immortale, fu punita dagli dei e venne costretta a restare nell'isola di Ogigia, dove le Moire facevano arrivare uomini bellissimi e audaci, poi costretti a ripartire. Odisseo, scampato a Cariddi, approdò sull'isola e si innamorò anch'egli della divina ninfa. Si narra che abitasse in una grotta alquanto profonda, ricca di sale e che si apriva su vasti giardini naturali, un bosco con alberi grandi e ruscelli che scorrevano attraverso l'erba. Lei tesseva e filava con le ancelle, anche loro ninfe, intente e dedite al lavoro e al canto. Atena, in seguito, ascoltò le lacrime di Odisseo e Zeus, chiamato in causa dalla dea cui è sacra la nottola, inviò Ermes per convincere Calipso a lasciarlo partire. A lui la ninfa fornì legname per costruire una imbarcazione e provviste per il viaggio. Gli indicò - inoltre - su quali costellazioni regolare la navigazione.
"Ho deciso di rappresentare la divinità marina sott'acqua, mentre, vestita di un abito bianco lungo sta incedendo, circondata da squali", afferma l'artista Laura Lorenzini, "Nel disegno, a matita acquerellabile, risaltano i capelli neri della dea, le sue labbra carnose, mentre il viso è raffigurato di profilo".
"Nella mia performance", prosegue Nadine, "ho voluto - invece - privilegiare la rappresentazione e l'interpretazione della sensualità e della rabbia della dea".
"Amo la fotografia perché mi consente di cogliere l'anima delle persone", sostiene Sara S. Melody, "Nella Natura colgo l'attimo, il momento, mentre nelle persone la vera essenza di ciascuno". "La vera libertà", prosegue la giovane viareggina che ha immortalato Calipso in tutta la sua prorompente verità, "la trovo, oltre che nella fotografia, nel canto, e nella comunicazione con gli animali, specie con il cavallo. Ciò mi ha sempre aiutato a esprimere una parte di me altrimenti inedita".
Laura Lorenzini 'Nadine' (Viareggio, 1988), vissuta a Carrara nell'infanzia e nell'adolescenza, viareggina di natali e, poi, d'adozione, raffigura da tempo miti e leggende. Disegnatrice e fotografa, molto attenta ai significati esoterici, sviluppa la sua arte legata a miti e leggende popolari, italiane ed europee.
Nell'immagine: "La dea Calipso" (Laura Lorenzini Nadine, disegno a matita acquerellabile)
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