“Indovina chi venne a cena?” è un libro di ricette ma non è un libro di ricette.
“Indovina chi venne a cena?” non è un saggio o un racconto storico anche se lo è. Quindi? Cos’è? Potrebbe essere un libro di archeoricette, dove il cibo e le abitudini alimentari sono utilizzati come filtro per raccontare e scoprire aspetti e sfumature di antiche civiltà.
"Indovina chi venne a cena?" è come una ricetta: una serie di ingredienti messi insieme con cura, legati, preparati con attenzione e serviti.
Impero Romano, una piccola città, personaggi reali vissuti su quel tessuto urbano e le loro abitudini alimentari. Un banchetto dove sulle mense sono state virtualmente servite (e ricostruite) le prelibatezze tramandateci dal noto gastronomo di epoca romana Apicio. Nessun effetto speciale nelle portate, nessun artificio di trimalcioniana memoria, semplicemente una serie di piatti e di pietanze che lasciano stupiti per la loro attualità e per la possibilità di ricrearli. Forse! Ambientato in una Torino insolita, che è stata ricostruita e immaginata grazie al paesaggio epigrafico e archeologico, “Indovina chi venne a cena?” presenta per la prima volta, comodamente sdraiati sui loro triclini o seduti sugli sgabelli o in piedi, Quinto Glizio Atilio Agricola, Publio Livio Macro, Publio Metello, Antistia Delfide, Tullia Vitrasia e tanti altri concittadini, mentre consumano il loro pasto.
Una ventina di ricette ricostruite e adattate ai nostri ingredienti chiudono questo viaggio gastronomico.
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