Tra le novità contenute nella manovra correttiva approvata lo scorso giugno dal Consiglio dei Ministri, sono stati introdotti nuovi aumenti a carico del contributo unificato, vale a dire della somma che viene richiesta per iscrivere a ruolo una causa.
I nuovi importi sono già operativi, essendoci stata la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, lo scorso 6 luglio. Gli aumenti sono articolati, in funzione del valore dichiarato della controversia. Ad esempio, per ricorrere al giudice di pace per contestare una contravvenzione al Codice della Strada, la tariffa del contributo passa da 33 a 37 euro per le sanzioni di valore fino a 1.100 euro, da 77 a 85 euro per quelle oltre i 1.100 euro e fino a 5.200 euro e da 187 a 206 euro per quelle oltre i 5.200 e fino a 26 mila euro. Per i ricorsi di valore superiore ai 1033 euro, occorre anche aggiungere a detto contributo una marca da bollo da 8 euro. Il governo dichiara da tempo di avere tra le priorità della giustizia civile la riduzione del contenzioso, ma tra i possibili mezzi per attuare tale obiettivo, questo degli “aumenti” dei costi appare a dire il vero quello più odioso, perché in questo modo adire la giustizia rischia di diventare un fatto élitario.
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